Il food Marketing

Cosa può imparare la Pubblicità dall’Assertività?! Andiamolo a vedere.

La comunicazione assertiva cade esattamente a metà tra la passività e l’aggressività. Se sei passivo, non arriverai mai a esprimere le tue esigenze; se sei aggressivo sembrerai un bullo e probabilmente verranno mal interpretate.

Come tutto questo può essere di aiuto alla promozione di prodotti e servizi?

Semplicemente rispettando le regole che guidano questo modo di rapportarsi e di comunicare con le altre persone. In fondo, con uno spot, una campagna on line o attraverso un testimonial, le aziende non cercano di far altro che parlare a un determinato pubblico, ristretto o ampio che sia.

Perché quindi farlo nel modo sbagliato?!

Sono molti i casi di comunicazioni aggressive nel mondo della pubblicità. Aggressività che si rivela nella martellante presenza di uno spot, l’utilizzo d’immagini forti (anche troppo certe volte). Nel mondo del web, ad esempio, si possono ritenere aggressive le continue mail di aziende che comprano pacchetti di contatti a cui spammano i loro prodotti e i continui spot a pagamento effettuati da certe aziende che ti ritrovi su tutte le pagine web.

…sappiate che investire 100.000 mila euro su google AdWords ed essere presenti così ogni dove non significa che state facendo buona comunicazione o pubblicità! Ne tantomeno invaderci la posta elettronica con il vostro tosaerba, il vostro ultimo corso irresistibile o l’acquisto di mille e mille pacchi dono clienti!

Cosa possono imparare i Rambo del digital strategy e del web marketing (i peggiori su piazza al momento) e gli improvvisati (spesso autodidatti) planner delle agenzie di comunicazione dall’Assertiva? Posso imparare che il troppo stroppia e la giusta via è sempre, come nella vita reale anche in quella digitale, essere rispettosi del pubblico cui si vuole comunicare qualcosa.

Il cliente non è una vacca da spremere o un maiale da immolare, né uno stupido… bhe, qualche volta sì ma il punto è che non potete trattare le persone come animali all’ingrasso (rimpinzandoli delle vostre promozioni) in attesa poi di spennarli. Alcuni ci cascano magari, ma in molti percepiscono la vostra aggressività e alla lunga vi “bannano” così come dalla mail e dai social, anche dalla loro mente.

Avete speso una marea di soldi, vi siete fatti anche ricordare ma per cosa e come?

Di contro la comunicazione passiva è di chi dice sempre di sì, di chi non si schiera cercando di far contenti tutti, di chi si fa in quattro per essere amico di tutti, di chi è pronto a svendersi per vendersi… e via dicendo.

Nel mondo della pubblicità è il tipo di promozione che molte aziende “voglio ma non posso / faccio ma non ci credo” effettuano senza una programmazione, senza una vera idea di obiettivo da raggiungere. I super sconti, i 3×8 e iniziative varie senza senso. La comunicazione passiva (sottomessa) è sbagliata come quella aggressiva in quanto se la prima alla lunga (ma anche talvolta in poco tempo) stufa, la comunicazione passiva tende a non farsi ricordare, finendo nell’oblio delle spese inutili aziendali. Questo quando non crea addirittura un danno.

A quanti è capitato il cliente che risponde alla fatidica domanda sul target dicendo “i nostri clienti sono tutti quanti”.

Alla nostra agenzia di comunicazione è capitato fin troppo spesso, purtroppo. Abbiamo anche raggiunto il top con chi ha classificato il suo mercato di riferimento come “tutto il mondo”. Ma lasciamo stare…

La verità è che non si può piacere a tutti e non tutti possono diventare (o vogliono) diventare vostri clienti. Quindi smettetela di voler raggiungere tutti ma sopratutto, prima di spendere soldi in promozione on line e off line, dovete avere chiaro qual è il vostro obiettivo aziendale che non può assolutamente essere “piacere a tutti”.

In Italia saremo circa 40 milioni di frequentatori giornalieri del web e dei canali televisivi/radio. Una fascia che va dagli 8/10 anni agli over 70. Anche se un’azienda vendesse gomme da masticare o penne biro (prodotti vendibile a tutti), non potrebbe mai sperare di convincere tutti all’acquisto, con una generica azione di comunicazione.

Ecco quindi la necessità di essere assertivi nel promozionarsi, esporre le proprie idee (validità del prodotto) attraverso azioni e parole in grado di proiettare un messaggio convincente e rassicurante, che sia rispettoso del pubblico cui è indirizzato (un pubblico specifico, non tutti). Una comunicazione che non sia pressante e invasiva, quindi aggressiva, ma che nemmeno sia smozzicata tra i denti, detta solo una volta, fugace, inconsistente, passiva.

Essere assertivi nel mondo della vendita significa essere sicuri del prodotto (quindi non essere disposti a svenderlo), sapere bene a chi proporlo (grazie a un buon marketing), come e con quale frequenza farlo (grazie a una buona strategia di comunicazione e ideazione creativa).

Presenti ma non invadenti, decisi ma non aggressivi, costanti ma non ripetitivi.

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